AI e Professioni: Responsabilità, Etica e Obbligo di Comunicazione al Cliente
Un'analisi approfondita sull'obbligo di comunicazione dell'uso dell'intelligenza artificiale nei servizi professionali, esaminando responsabilità, rapporto fiduciario ed etica professionale alla luce del parere della commissione Giustizia del Senato.
INTELLIGENZA ARTIFICIALEETICA E AI


AI e Professioni: Una Riflessione Critica sull'Obbligo di Comunicazione al Cliente
In questi giorni, la commissione Giustizia del Senato ha approvato un parere sul Ddl del Governo in materia di intelligenza artificiale che sta facendo discutere. Tra le varie disposizioni, emerge un punto particolarmente controverso: l'obbligo per i professionisti di comunicare ai clienti l'utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale. Una norma che, a nostro avviso, solleva più domande che risposte.
Il Cuore della Questione: Responsabilità Professionale
Il punto fondamentale, che sembra quasi perdersi tra le pieghe della normativa proposta, è cristallino: il materiale prodotto dall'AI resta sotto la responsabilità del professionista. Questo principio, da solo, dovrebbe essere sufficiente a garantire la tutela del cliente e la qualità del servizio professionale. Come professionisti, siamo già pienamente responsabili del nostro operato, indipendentemente dagli strumenti utilizzati per svolgere il lavoro.
Lo stesso testo della proposta di legge lo conferma quando afferma che "il professionista che si avvalga di sistemi di intelligenza artificiale per lo svolgimento della propria prestazione garantisce, anche al fine di assicurare il rapporto fiduciario che intercorre con il proprio cliente, la piena paternità di quanto prodotto, assumendosi ogni correlata responsabilità." Questa formulazione coglie perfettamente l'essenza del rapporto professionale: non è lo strumento utilizzato a definire la qualità della prestazione, ma la responsabilità e la competenza del professionista nel suo utilizzo, sempre nel quadro del rapporto fiduciario con il cliente.
L'incongruenza della Scelta del Cliente
Particolarmente discutibile appare la previsione secondo cui il cliente potrebbe richiedere l'esecuzione del lavoro senza l'utilizzo dell'AI. Questa disposizione evidenzia una fondamentale incomprensione della natura degli strumenti di intelligenza artificiale nel contesto professionale. Sarebbe quasi come permettere a un cliente di chiedere al proprio commercialista di non utilizzare Excel, o a un avvocato di non consultare banche dati giuridiche online.
L'Ambiguità del Concetto di "Esclusivo Lavoro Intellettuale"
Particolarmente problematica appare la proposta di consentire al cliente di richiedere "l'esecuzione dell'opera con esclusivo lavoro intellettuale". Questa formulazione contiene un paradosso intrinseco: anche quando il professionista utilizza l'AI, il suo lavoro, se svolto con la consueta diligenza professionale richiesta, rimane pienamente intellettuale. Infatti:
La formulazione degli input richiede una profonda conoscenza professionale
La scelta dei parametri e dei criteri di analisi è frutto di valutazione esperta
La revisione e validazione dell'output è un'attività puramente intellettuale
L'integrazione dei risultati nel contesto specifico richiede competenza professionale
È come sostenere che l'uso di una calcolatrice renda meno "intellettuale" il lavoro di un matematico, o che l'uso di un software CAD sminuisca l'opera creativa di un architetto. Il lavoro intellettuale risiede nella competenza di utilizzare gli strumenti, non nella loro assenza.
L'AI come Strumento Professionale e la Necessità di Revisione
L'intelligenza artificiale rappresenta uno strumento professionale estremamente potente che, proprio per la sua capacità di amplificare sia l'eccellenza che le carenze del lavoro professionale, richiede ancora più competenza e responsabilità nel suo utilizzo. Un professionista che già lavora con accuratezza e dedizione troverà nell'AI un alleato per elevare ulteriormente la qualità del proprio lavoro; al contrario, chi cerca scorciatoie rischia di peggiorare la qualità del servizio offerto.
È interessante notare come lo stesso testo del Senato affermi che "il ricorso agli strumenti di intelligenza artificiale non deve sostituire il contributo intellettuale e creativo individuale dei professionisti che vanno tutelati dagli usi impropri della stessa, assicurando che l'adozione tecnologica sia utilizzata per migliorare e non sostituire l'apporto umano e le competenze distintive". Questa disposizione si allinea perfettamente con l'articolo 8 del nostro Codice Deontologico e sottolinea come l'uso improprio dell'AI - ovvero il tentativo di sostituire anziché potenziare il lavoro professionale - possa costituire una violazione dei nostri standard professionali.
È fondamentale sottolineare come sia praticamente impossibile utilizzare un output AI senza un'attenta revisione professionale. Questo per diverse ragioni fondamentali: in primo luogo, gli strumenti AI presentano inevitabili carenze informative, particolarmente nella citazione delle fonti e nell'aggiornamento normativo; in secondo luogo, l'utilizzo acritico di output AI violerebbe direttamente l'articolo 8 del Codice Deontologico della Professione di Dottore Commercialista ed Esperto Contabile, che impone precisi standard qualitativi nella prestazione professionale.
A ciò si aggiunge un limite tecnico intrinseco: gli strumenti AI sono vincolati da limiti di token che ne circoscrivono la capacità di elaborazione. Questo significa che per relazioni di ampia portata - che possono raggiungere decine o centinaia di pagine - non si pone nemmeno il problema della sostituzione del professionista, poiché l'AI non potrà mai elaborare documenti così estesi mantenendo l'accuratezza, la professionalità e la coerenza richieste dalla professione. Anzi, l'utilizzo intelligente dell'AI permette al professionista, a parità di tempo dedicato su una pratica, di studiare con la medesima accuratezza il caso in esame e produrre elaborati più chiari ed esaustivi che descrivono l'attività svolta. L'AI diventa così uno strumento di potenziamento della professionalità, non di sostituzione.
La qualità del servizio professionale non dipende dagli strumenti utilizzati, ma dalla competenza, dall'esperienza e dal giudizio del professionista che li impiega. L'AI può supportare l'efficienza operativa e l'analisi di grandi volumi di dati, ma il valore aggiunto del professionista risiede proprio nella capacità di verificare, integrare e perfezionare qualsiasi output attraverso la propria expertise.
Le Criticità della Norma Proposta
L'obbligo di comunicazione, così come delineato, rappresenta una burocratizzazione inutile che rischia di alimentare pregiudizi infondati sull'uso dell'AI nelle professioni. Sposta l'attenzione dagli aspetti sostanziali della qualità del servizio a quelli meramente procedurali, creando un precedente che potrebbe portare a richieste di "disclosure" per l'utilizzo di qualsiasi strumento tecnologico.
La Vera Garanzia: L'Etica Professionale
La vera tutela per il cliente non risiede nella comunicazione dell'uso di specifici strumenti, ma nella deontologia professionale e nella responsabilità del professionista. L'articolo 8 del nostro Codice Deontologico è chiaro nel richiedere competenza, aggiornamento e qualità della prestazione. Questi principi si applicano naturalmente anche all'utilizzo degli strumenti AI, che devono essere impiegati con la stessa diligenza e professionalità di qualsiasi altro strumento di lavoro.
Possibili strade alternative
Anziché introdurre nuovi obblighi formali, sarebbe più utile concentrarsi sul rafforzamento della formazione professionale nell'uso etico e competente dell'AI. Lo sviluppo di linee guida specifiche e l'aggiornamento dei codici deontologici per includere esplicitamente l'uso responsabile delle nuove tecnologie rappresenterebbero un approccio più costruttivo e orientato alla sostanza.
Conclusioni
L'introduzione dell'obbligo di comunicazione dell'uso dell'AI appare come una risposta superficiale a preoccupazioni più profonde sulla trasformazione digitale delle professioni. La vera sfida non è burocratizzare l'uso degli strumenti tecnologici, ma garantire che i professionisti li utilizzino in modo competente ed etico, mantenendo sempre la piena responsabilità del proprio operato.
Come professionisti, il nostro focus deve rimanere sulla qualità del servizio offerto e sul rispetto dei principi deontologici che guidano la nostra professione. L'AI è uno strumento potente che, se utilizzato con competenza e responsabilità, può migliorare significativamente la qualità del nostro lavoro. Ma resta, appunto, uno strumento: la responsabilità professionale e la garanzia della qualità del servizio rimangono saldamente nelle nostre mani.
Articolo a cura del Dott. Nazario De Lia
Pubblicato il 28 novembre 2024